mercoledì 27 agosto 2008

LE ANTIMODE ISTITUZIONALIZZATE DEGLI ANNI OTTANTA.


“E’ la stessa cosa che scegliere una lattina di minestra dello scaffale del supermercato, dove si ha di fronte un’enorme varietà: oggi esiste il supermercato dello stile con una scelta straordinaria, e uno può optare per uno stile che più gli piace e adottarlo per una serata, per un mese o per il resto della vita…”
Ted Polhemus

L’antimoda, ancora oggi, propone la sua alternativa libertaria con una forza tale che nessun creatore contemporaneo può permettersi di ignorare i fenomeni spontanei che nascono dalla strada. Ciascuno li integra nel suo lavoro.
Il punk può essere considerato l’ultima antimoda sorta spontaneamente e la prima di una lunga serie di trends e di look come il New Romantic, lanciato proprio dalla stessa Westwood, New Dandy, New gothic, Post Atomico ecc.., che si formeranno dalle sue ceneri in alternativa al prèt-à-porter ufficiale, con la differenza di essere autorizzate e addirittura incoraggiate dal sistema della moda, divenendo antimode istituzionalizzate.
Il tentativo di analisi di classificazione di questi molteplici look, di questi diversi e differenti abiti–divisa, rappresenta uno dei possibili percorsi che permettono di mettere ordine in questo intricato groviglio di identità e sottoculture giovanili che popolano gli anni Ottanta.
Prendiamone alcune: quelle che generalmente occupano una posizione di spicco nella memoria e nell’immaginario collettivo e che pertanto possono essere considerate più rappresentative di quell’epoca. Rigorosamente in ordine alfabetico: New Gothic-o Goth- (in Italia impropriamente definita moda dark), NewRomantic,Post-atomico.
Il movimento Goth può essere considerato una declinazione, un prolungamento in stile gotico del genere Punk. L'abbigliamento spazia quindi dalla moda punk con dettagli androgini a dei capi ispirati al Rinascimento o alla moda vittoriana, o alle combinazioni di questi stili.
I giovani che nel corso degli anni Ottanta abbracciano la sottocultura Goth adottano un total-look in cui domina rigorosamente il colore nero. Tipicamente le caratteristiche della moda gotica consistono in un uso massiccio di questo colore con dettagli argentati o di peltro, ma questo schema può variare. In linea di massima si ha l'uso di un trucco marcato, principalmente nero (ma può comprendere altri colori, se pur in misura minore), borchie, stivali pesanti con inserti in metallo (come quelli New Rock, considerati la marca di stivali gotici per eccellenza) oppure gli ancora più classici pikes (stivaletti a punta di pelle o velluto con le fibbie laterali). Gonne stratificate con dettagli in pizzo, jeans o pantaloni in pelle nera molto aderenti e rigidi , mantelli, giubbotti e cappotti
lunghi fino ai piedi di pelle spesso decorati con scritte o spillette e infine calze a rete. Sono inoltre comuni piercing e tatuaggi, anche se inseriti nella moda gotica a partire dalla metà degli anni novanta.
I capelli molto lunghi con la scriminatura centrale o rasati sulla nuca, con ciocche sparse che cadono sulla fronte vengono spesso tinti: dal nero come colore di base, talvolta aggiungendo blu, viola o rosa.

Lo stile viene ulteriormente rinvigorito dalle influenze del glam rock che introduce elementi legati all'androginia: non c'è molta differenza tra la moda gotica femminile e quella maschile. Ad esempio non è molto comune trovare un uomo o ragazzo goth che veste una gonna vittoriana, ma non è raro vederlo con kilt o gonne corte, magari abbinate a dei pantaloni. Ma anche un paio di calze a rete, che tagliando alcune parti, si trasformano in una sorta di maglietta.
Per le donne invece vengono adottati abiti maschili come gessati, gilet, o pantaloni dal taglio maschile. Le stesse influenze glam rock apportano una teatralità del trucco usato da entrambi i sessi e spingendo all'uso di accessori esuberanti o morbosi come rappresentazioni di pipistrelli, bare, teschi ed ossa.
Quindi indumenti come gonne tagliate, calze a rete strappate, accessori come manette, piercing e catene sono associati alla libertà sessuale ripresa dal tema punk, così come il gusto della provocazione, enfatizzato da un trucco pesante ed incisivo. La volontà di distinguersi in una società giudicata troppo conformista si traduce in dei codici d'abbigliamento opposti a quelli utilizzati normalmente. I gioielli sono argentati e non dorati; gli abiti sono strappati, lacerati ed arricchiti da dettagli come spille, ricami, pezze o toppe. Alcuni capi sono molto strutturati, come ad esempio i pantaloni con numerosi lacci, inserti metallici, cerniere, ecc..
Una caratteristica molto importante di questo tipo di moda è la produzione artigianali dei vestiti, con il forte uso della personalizzazione, dato che la sottocultura gotica si oppone alle convenzioni su come un goth dovrebbe vestire. Anche se possono essere identificati temi ricorrenti, si possono osservare dei capi molto diversi e unici nel loro genere. In questo contesto è possibile ammirare una gamma molto estesa di colori, da completi totalmente bianchi, a rosso porpora o scarlatto ed ovviamente il nero. Tra questi estremi, si può osservare di tutto: dal moderno, al classico, da abiti con un taglio conservatore- tipici del periodo vittoriano- a capi logori e intenzionalmente sofferti.

Lo stile goth è stereotipato come dark, oscuro, a volte morboso, erotico o esageratamente enfatizzato, quasi camp. L’atteggiamento dei giovani Goth appare disilluso e nichilista, evidenziando una particolare attrazione verso suggestioni e atmosfere languide, decadenti e, a tratti, funeree. Tutto ciò è ricercato nelle canzoni- come quelle dei The Cure e dei Sister of Mercy- nei libri- come le opere di Edgar Allan Poe, di Charles Baudelaire o il Dracula di Brain Stoker- e nei film, dove prevale il genere horror ma anche quello d’autore e d’essai. Naturalmente la dark wave ha anche le proprie icone di riferimento come la sepolcrale ed enigmatica Siouxsie Sioux, il leader dei The Cure Robert Smith e Ian Curtis dei Joy Division.
In contrasto a tutto ciò esplode verso gli inizi degli anni Ottanta il New Romantic con il suo corredo ricco di accessori visivi, fatto di atteggiamenti neo-dandy, vecchi merletti e look stravaganti. Il New romantic è il pop della nuova generazione di adolescenti: ragazzi desiderosi di distinguersi da un certo conformismo della decade precedente, prendendo le distanze dall’ossessivo punk o dalla rozza istintività dei nuovi metallari.
Anche se è stato un fenomeno circoscritto a una frangia di punks o ex-punks ossessionati dal trucco e dai vestiti, dall'essere un intrigante fenomeno nato intorno ad un club e all'interesse per i nuovi sintetizzatori, il "New Romantic" diviene un movimento che influenza almeno tutta la prima metà degli anni Ottanta, non solo come approccio verso la musica, ma anche come categoria stilistica, tematiche, espressione e moda.
Dal punto di vista dell’abbigliamento il genere New Romantic si caratterizza per un forte eclettismo. I giovani degli anni Ottanta, prevalentemente in Inghilterra e Londra, esibiscono un’immagine alquanto estrosa che può per certi versi apparire frivola ma anche sognante, evocatrice e nostalgica, frutto dell’assemblaggio in uno stesso insieme di forme e stili più differenti del presente e delle epoche passate. Un cocktail tra Medioevo, Ottocento e stile hollywoodiano degli anni Trenta: abiti lunghi di raso, damaschi, broccati, jabot e stivali con fibbie dorate, basette lunghe e codino col fiocco. Ma anche tessuti paisley, veli da harem e gioielli che riflettono l’interesse verso un immaginario esotico di epoca coloniale di cui la figura del pirata è emblema. E come è stato per lo stile Punk, è ancora una volta Vivienne Westwood a legittimare e ufficializzare, dedicando proprio al “look pirata” la sfilata parigina del marzo 1981 (come è stato anche il leggendario negozio 'Oasis' di Birmingham, dove per qualche tempo, prima di divenire famosi, lavorarono anche un tale Boy George e Martin Dingwall dei Sigue Sigue Sputnik, i quali cercavano di affermarsi come designer di pantaloni bondage e cappelli muniti di spille da balia).

Vivienne Westwood: collezione “Pirata” 1981

L’estroso genere New Romantic che in virtù del “citazionismo”, del carattere “caricaturale” e della mescolanza degli stili diversi che lo caratterizzano appare perfettamente in linea con l’orizzonte culturale di tipo postmoderno che contraddistingue gli anni Ottanta.
Da Parigi poi, nel 1983, in contrasto con l’immagine di una donna che torna ad essere mitica ‘una femme fatale’, una femminilità esasperata da spacchi, scollature e trasparenze, sulle passerelle compare la moda Post Atomica, di cui si erano già avute le prime avvisaglie nell’anno precedente, con ragazze dall’aspetto scarmigliato, patito, e con addosso un mucchio di stracci. Dagli anni Settanta non si era più vista una contromoda così minatoria nei confronti dei valori tradizionali. In quegli anni lo straccetto, l’eskimo, la trovata anticonformista, se erano partiti come ribellione spontanea all’insegna dell’individualismo contro i diktat della moda imposta dall’alto, presto si erano trasformati nel livellamento seriale delle divise militariste e finto poveriste.
Quest’antimoda spontanea e rivoluzionaria, anche se in parte manovrata dall’alto, diventò presto un’altra dittatura che portò a un irrigidimento nel vestire, spense lo spontaneismo iniziale e nel decadere riaprì le porte al nuovo conformismo stilistico del prèt-à-porter di lusso. Il sorgere perciò dell’antimoda Post atomica, da sopravvissuti, da fine del mondo, da catastrofe nucleare, espressa da abiti cenciosi, consunti, spiegazzati con linee indefinite e lunghezze fluttuanti, senza bottoni e cerniere, da cuoio e pelle strappati, da colori grigiastri, nerastri e terrei.

Allo stesso tempo però, non si può attribuire solo ad un rinato spirito spontaneista e rivoluzionario di questa nuova moda degli stracci, in quanto si connota subito come fenomeno strategico di rottura e di contrasto, rivolto alla fascia dei giovani alternativi sorta con la New Wave, in cerca di nuovi modelli con cui identificarsi pur nella libertà dell’interpretazione personale.
L’abito finto povero, informe, scucito che ingoffa, degli stilisti giapponesi – Yohji Yamamoto, Rei katawakubo per Comme des Garçon – e dall’ala più estremista inglese – Katharine Hamnett, Zendra Rodes, Jhon Galliano –diventa subito il nuovo look d’avanguardia, un modo snobistico ed elitario per differenziarsi e per uscire dai già vecchi schemi perbenisti e neo-borghesi imposti dal prèt-à-porter degli ultimi anni.
Del resto è risaputo che andare contro corrente è un modo per distinguersi, di non confondersi con la massa, allo stesso modo del seguire passivamente le indicazioni della moda. Quindi, se l’estetizzazione compiuta dalla moda, nel recupero dell’eleganza e del buon gusto, nei primi anni Ottanta si è estesa ormai quasi capillarmente a tutti gli strati sociali, esaurendo anche la sua carica innovativa, emerge la necessità di evadere di nuovo con forme di fatto. Queste antimode, che sorgono come formulazioni rivoluzionarie e sovversive, si pongono in alternativa reale solo ai contenuti estetici e non ai meccanismi del sistema della moda, come era successo negli anni della contestazione, in quanto entrano a farne parte come fenomeni. Ciò, inoltre, è la dimostrazione del pluralismo e dell’eclettismo ad oltranza in cui la moda si fa portatrice negli anni Ottanta, ampliando il suo raggio d’influenza ad un infinito numero di correnti e stili che, seppur diversi e spesso in contraddizione fra loro, convivono senza eliminarsi a vicenda. Ma è anche il presupposto della futura decadenza e disintegrazione della moda per eccesso di fenomeni nella seconda metà degli anni Ottanta.

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