mercoledì 27 agosto 2008

LA TRIBOLAZIONE DEL PERFERCTO


Mithology: i capi in pelle che hanno fatto la storia

Insieme ai jeans e T-shirt, il “Perfecto”, il giacchetto nero dei motociclisti ideato dalla Schott, è uno dei rari articoli dell’abbigliamento che si vede sia all’inizio che alla fine del XX secolo, senza mai passare di moda.
La storia del mito incomincia quando nel 1928 a Irving Schott, produttore di pelletteria, gli fu commissionato da parte della Long Island Motorbike, il compito di trovare un abbigliamento pratico e funzionale per l’entusiastico sport motociclistico che stava emergendo.Figlio di un immigrato russo, successivamente aprì una piccola attività, la “Schott&Brothers”, in uno scantinato di un palazzo all’ est Broadway di New York, producendo dapprima impermeabili venduti porta a porta. Fu soltanto nel 1928 che riuscì ad aprire un negozio nel sud Amboy, nel New Jersey, dove Irving Schott contrassegnava amorevolmente i suoi giubbotti con il nome del suo sigaro preferito - i Perfecto. Con un prezzo da cartellino pari a 5,50 dollari, il Perfecto chiuso davanti da una zip, avvitato, fatto di pelle di cavallo, offriva una moltitudine di dettagli ingegnosi: innanzitutto una facile accessibilità nel prezzo, una chiusura zip trasversale, dei cambi di tasche con bottoni a scatto e in più aveva un pezzo di pelle triangolare sotto le ascelle per una maggiore libertà nei movimenti. Inoltre alla chiusura lampo erano attaccate delle piccole catene, in modo tale da permettere un’apertura facilitata anche con i guanti, e una fibbia al colletto. Per finire le maniche erano affusolate ai polsi per non far entrare il vento all’interno e un rinforzo alla schiena, per mantenere una postura eretta.
Nello stesso periodo, si trovano anche altri tipi di giacchetti che hanno fatto la storia, come le giacche da volo- i bomberini- progettate dal corpo aereo USA Force. Dalle produzioni di Buco a quelle di Lewis, la maggior parte dei produttori di giacche in pelle presero ispirazione dal modello Perfecto, il primo ad avere la chiusura lampo.
Tuttora, a parte qualche piccolo dettaglio, il modello originale del Perfecto è cambiato poco, tranne per la sostituzione della pelle di cavallo con quella di vitello (avvenuta nei primi anni Cinquanta) e l’introduzione di una versione femminile, del tutto simile a quell’originale.Nel 1953 con l’uscita del film“The Wild One”, che ebbe un successo clamoroso, il design attento e curato del giacchetto si azionò come icona fashion, diventando il simbolo della ribellione giovanile proprio di quell’epoca.

Nel film Marlon Brando, non toglierà mai il suo personalizzato Perfecto caratterizzato da una cintura alla vita e delle lettere sul retro BRMC (Black Rebel Motocycle Club) con sotto un teschio simbolo di morte.
Nel 1955 con la morte di Jeams Dean, avvenuta in un incidente stradale, che proprio in quel momento indossava un Perfecto sopra a dei pantaloni sportivi grigi di flanella, il giacchetto si addensò di significati divenendo un mito, un’icona e uno strumento per ogni tipo di protesta da parte delle gang giovanili.
Tant’è che il giacchetto nero dei motociclisti, attribuito agli Hooligans, teppisti e delinquenti giovanili, fu addirittura bandito nelle scuole inglesi per molti anni perché simboleggiavano un’adolescenza germogliante, i "HOOD" (gli incappucciati).
Nel periodo flower degli hippyes indubbiamente si preferì la giacca frangiata in pelle di daino, ma il Perfecto ritornò forte come non mai nel periodo dei punk che, mostrando la loro ostilità verso la società, modificarono i connotati con dei tagli, squarci e grandi spille ficcate nella pelle del Perfecto. Verso la fine degli anni Settanta molti fashion designer se ne impossessarono, trovando così una giusta vetrina nel mondo degli articoli del lusso, andando in questo senso molto lontano dal concetto dei primi giacchetti dei motociclisti e dei ribelli.
Da Elvis a Bruce Springsteen e dai The Clash, le rock star hanno avuto il modo di esibire il Perfecto sul palcoscenico e il suo potere di attrazione non è mai diminuito negli anni a venire. Negli anni Ottanta, poi, diviene un abito da sera, un perfetto tuxedo specialmente nei party parigini come nei club Les Bains Douches e Le Palace, che fu indossato sopra a dei pantaloni fasciati o sopra le minigonne.
Solitamente il giubbotto di pelle viene ricondotto ad un immaginario fatto di bikers o rockers: da sempre, infatti, è un indumento prettamente maschile e con un’immagine abbastanza aggressiva.Ma negli ultimi tempi si sono viste gradevoli interpretazioni di questo capo e versioni anche molto femminili.
Per esempio nella collezione invernale di Hermès uomo nel 2003 compare un giacchetto da motociclista in pelle laminata di lucertola del tutto simile al Perfecto. Altri esempi ci vengono forniti dalle collezioni femminili di Jean Paul Gaultier che porta in passerella una versione di “chiodo” lucido abbinato a gonna/kilt e tacchi molto femminili; lo stilista giapponese Yamamoto propone invece una versione di giubbino molto corto e dalle forme asimmetriche portato sopra un abito lungo e sobrio sovrapposto a pantaloni. Immancabili gli anfibi, fil rouge dell’intera collezione.
Infine, il visionario Junya Watanabe propone donne che assomigliano vagamente a degli arlecchino futuristici (solo per il cappello però) con chiodo classico, ma molto corto e pantaloni slim fit. Il designer giapponese rilegge il look girlish e romantico ma anche molto “permale” delle ragazze punk del villaggio globale che indossano il chiodo come fosse una divisa.
Il mitico blouson di pelle nera, portato alle vette della notorietà da Marlon Brando, è reinventato in mille varianti.

Uno spettacolare modello del giubbotto Perfecto di pelle nera rielaborato da Jhon Galliano per Dior. Collezione prèt-à-porter 2003-2004


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