Quando la pelle viene lavorata in modo particolare al punto tale di essere flessibile come un tessuto, il suo carattere diventa meno forte, perde il suo carattere convenzionale e si sottopone alle innumerevoli tendenze della moda.
Subito dopo alla scoperta delle pelli d’imitazione e altri prodotti tessili sintetici, i materiali naturali come il lino, il feltro e il cotone, si sono combinati con la pelle, che quest’ultima a sua volta è stata prodotta in tessuti simili al denim, il velluto a coste, tessuti metallici, pari all’aspetto e alla sensazione del taffettà o della seta.
La nuova generazione della pelle dal taglio laser, rivestita da materiale morbido, lavabile, trattata con il Teflon (materia plastica liscia al tatto e resistente alle alte temperature), ha visto capovolgere i suoi impieghi.
La pelle in Lycra, sviluppata dalla ditta DuPont con la conceria francese Cuir du futur, usata nelle linee di prèt-à-porter e nella lingerie, si combina con la naturale sensazione della pelle e l’elasticità della fibra.
Insieme ai produttori di Hong Kong , invece, Jean Claude Jitrois lavora la pelle come un materiale stratch, combinando l’elasticità del tessuto con la rigidità della pelle di agnello. E tra i suoi articoli più venduti, risalta una sopravveste in pelle- tipo i vestitino delle bambine- stretta da un filo di gomma che strizza la pelle nella forma di un guscio di lumaca.
La decorazione, gli ornamenti sono ridotti al minimo in Paco Rabanne presentando una pelle pieghettata ricamata da anelli di metallo. La pelle di daino per la sua morbidezza e a volte anche quella di maiale, da cui la grana viene rimossa, vengono lavorate come fazzoletti presentandosi tuttavia nel guardaroba estivo.
Un vestito e una giacca fatti in dischetti di pelle, quasi a sembrare dei ricami; Paco Rabanne
In questo legame tra pelle e tessuto, la fascia plissettata da smoking e le fasce-cinture hanno ispirato gli ‘abiti da sera’ della linea di Hedi Slimane per Dior Homme e degli articoli di pelletteria in vernice trasparente. La pelle d’agnello resa morbida a tal punto di adattarsi come un guanto, è indispensabile per il direttore artistico di Dior Homme che ha rinnovato il guardaroba maschile con silhoutte esili e dalle forme androgine. Come un laboratorio per ogni tipo di metamorfosi, l’alta moda ha dato un considerevole contributo alla rinvenzione dell’abbigliamento in pelle prestandogli quel tocco di raffinatezza, specialmente da quegli amanti di Azzedine Alaia, Jean-Paul Gaultier, Jhon Galliano, Thierry Mugler e Alexander McQueen.
Tuta in pelle di Alexader McQueen dando sensualità e nuova energia alla pelle;
Capi in pelle di coccodrillo non trattati, tagli da cui fuoriescono piume rossastre dei galli; pantaloni da torero in pelle d’agnello riccamente decorati; enormi cappotto in pelle di camoscio dalla tonalità marrone scuro; pullover in color cognac di renna: è così che Gaultier mescola capi di uso comune con la pelle camaleontica. Nell’inverno 2002, sul tema della “Mitteleuropea”, il capo Siegling in agnello rossastro, frangiato e rifinito come un gioiello, richiedeva diciotto pelli e duecento ore di lavorazione. E tra gli altri spettacolari pezzi, si ricorda i suoi interminabili “pantabottes” creati con il calzaturiere Christian Louboutin nel 1999 indossati sotto a un cappotto fatto di petali in pelle che sembrava essere tagliato da un aiuola.
Nel 2003 Versace, inoltre creò un abito in taffetta dagli accenti gotici con un lungo strascico fatto di numerosi metri di pelle pieghettata.
Azzardando con nuove stampe e da possibili tagli, con la pelle si cerca di creare altre strane e curiose novità. Ad esempio Naoki Takizawa ha disegnato una pelle venata quasi a richiamare le strisce del parquet.
“Un impressione della fantasia che saltano fuori da schemi e modelli già familiari, una semplice trasformazione della banalità, della monotonia raggiunto da un disturbo visivo.” Afferma il direttore artistico di Issey Miyake.
Dopo la canottiera di Martin Margiela fatta da pezzi di guanti riciclati, Cristof Beaufays fa da giocoliere alle allusioni surrealiste nella maison Auguste, produttore di articoli in pelle che nel 2003 affida la mano artistica a questo talentuoso ragazzo.
Sulla silhoutte spettrale di Beaufays, il colletto di un vestito appare sottoforma di una faccia; gli accessori si trasformano in vestiti con tasche manopola, un cappello con zip posto su una manica per creare una tasca a palloncino, una gorgiera come cintura e una borsa posta sopra alla gonna.
La pelle inganna l’occhio e moltiplica l’effetto trompe d’oeil, come un gioco di luce quello creato dall’ effetto legno di Chalayan oppure i cappotti luminescenti di Fendi. Piuttosto le donne insetto di Thierry Mugler rimangono tra le immagini più forti delle metamorfosi della pelle, rilevando nella loro stranezza di natura fantastica un microcosmo di pezzi singolari come la cuffia scarabeo, un abito luccicante verde dalle maniche articolate come le zampe di un ragno.
Pitone, lucertola, anguilla, salmone, persico dorato, pelle di squalo, canguro e struzzo: in passerella se ne mostrano di più di quanto ce ne siano stati sull’arca di Noe. Non da quando dagli anni Trenta si incominciò a utilizzare la pelle dei pesci per gli articoli in pelle, che diedero un nuovo effetto agli oggetti lussuosi.
Coccodrillo style: una creazione di Azzedine
forma la coda di una giacca di Jean Paul Gaultier del 2003
Carpa, salmone, e luccio di mare sono stati usati da secoli in Groellandia e all’estremo nord della Siberia, e che ora trova la sua via nella moda a prezzi contenuti rispetto a quella di struzzo e di coccodrillo. Così troviamo David Mayer che crea mocassini screziati in pelle di nasello per Yoshji Yamamoto, mentre Veronique Baron, designer di accessori, trasforma la pelle del pesce persico in scarpine da ballo.
“La pelle dei pesci offre una sensazione e una morbidezza affine a quelli dei rettili, ma con un effetto inaspettato.” Così spiega Sigrun Ulfardottir, designer di una linea di accessori in pelle di pesci. Ogni anno la compagnia quadruplica la sua produzione lavorando la pelle argentata del branzino, del salmone stretch, il persico del Nilo irridiscente. La pelle dura e ruvida, per esempio quello dello squalo, viene utilizzata per coprire gli accessori.
Da Dior, Jhon Galliano offre ogni concepibile interpretazione di queste creature dei fiumi e degli oceani con tute rosse o nere fatte di riquadri di anguilla verniciata, dei cappotti realizzati da bande di carpa, T-shirt in malleabile pelle d’anguilla e infine pelle di salmone utilizzata per una versione della borsa Fatiche, uno dei pezzi forti della collezione estiva del 2002. Il direttore artistico della maison, inoltre, riesce a ricamare con l’intestino del manzo una giacca color avorio fatto di seta ma che dall’aspetto sembra cotone.
E uno tra i più spettacolari modelli dell’inverno 2002 invece è l’abito fatto da centinaia di zampe di gallina cucite insieme in tredici riquadri, dalla sensazione che si stesse toccando del cartoncino.
Il coccodrillo fu uno dei materiali più presenti nel guardaroba della classe media degli anni Cinquanta. Oggi, ancora una volta, significa lusso disinvolto da Prada a Gucci, la quale “Doc Bag”, la borsa da dottore, come chiusura aveva la coda dell’animale.
Azzedine Alaia prolungò la giacca da sera in taffetta con una coda ricamata in pelle di coccodrillo, contrastando con la vera pelle in bianco mentre la finta pelle in nero.
Ora lo si può trovare sotto svariate variazioni, dal coccodrillo stretch, sviluppato da Jitrois , fino al vestito di Dior le quali scaglie sono state estrapolate una alla volta e ricucite poi su del tulle stretch.
Altrove invece trasmette un discreto tipo di eleganza, come da Hermès dove hanno sviluppato un modello soffice di pelle di coccodrillo, che durante il processo di rifinitura non viene sottoposto alla tradizionale lavorazione con l’agata. Sempre Hermès nel 2003 crea per l’uomo una giacca nera da motociclista in pelle di lucertola che sembra di gomma suntuosa celebrando l’arte artigianale con la tecnologia, la lussuria e la ribellione.
Giocando con trompe l’oeil, alcune volte c’è una totale confusione tra il vero e il falso. Pantaloni in pelle stretch bianchi e neri dall’effetto scheletrico di Jean-Claude Jitrois
Tatuaggi e piercing, ora così comuni, trasformano il corpo in un mezzo di espressione e la pelle sta andando verso la sua vera e propria trasformazione in un approccio quasi chirurgico nell’abbigliamento.
In questa evoluzione, come segno del nostro tempo, Berluti tatua le sue calzature, usando una scelta di motivi presi dai tradizionali cataloghi dei tatuatori.
I tatuaggi, che prima apparivano sulle braccia dei marinai o dei carcerati, stanno avanzando nel nuovo millennio su alcune delle scarpe più costose al mondo.
“Ho sempre voluto mettere i segni del corpo umano sulle scarpe: cicatrici, sfregi, scarificazioni, piercing. E le ho voluto dare tutti i colori della razza umana: dal caffè-latte al marrone, rosso, dal rame al blu scuro dei Tuareg, i pastori nomadi del Niger. Ora sto dando ai nuovi dandy una scelta di disegnare le loro scarpe, come nel modo in cui segnano la loro pelle del corpo” spiega Olga Berluti. E continua “Mi piacerebbe vedere i loro piedi ricoperti dalle fiamme che sputano i dragoni, di creature fantastiche, aquile dorate, l’intero bestiario dei tatuatori. O altro come le inscrizioni segrete, i segni del Kabbala che soltanto loro possono decifrare.”
La designer, appassionata a dare alla pelle una connotazione culturale e sensuale, ha anche creato dei modelli con piercing, con due pezzi di pelle tenuti insieme in un anello, mentre altre venivano incise in simboli tribali dedicando un tributo alla cultura africana.