se ne appropria e ne fa un essere civile
con tutte le carte in regola…”
Jimi Hendrix
Fra li suo potenziale per il dramma e la seduzione e per le sue sovversive connotazioni, la pelle divenne parte integrante nella storia del rock, più generalmente, la musica popolare della seconda metà del ventesimo secolo.
Sebbene la scena del rock fu associata inizialmente come una strategia di vendita, il fascino aristocratico delle rock star continuano a vivere ininterrottamente. Le scelte di vestiti, di accessori, da parte appunto delle star, possono così farne una moda o perfino sopprimerla.
Al contrario, gli abbigliamenti in pelle possono confermare, e in alcuni casi anche stabilire, un’originalità del cantante stesso. Questo sostiene il mito della rock star che diventando un modello di identificazione, in scena indossano abiti come ‘seconda pelle’. Il modo in cui lo street style sia divenuto sicuramente un elemento caratterizzante per la nostra cultura, lo stesso giacchetto nero di pelle è un esempio reale del rapporto tra artista e fans, che si stabilì una volta per tutte fin quando divenne oggetto di culto per la maggior parte delle figure della scena rock.
Fu con il suo diabolico abbigliamento in pelle nera che trasformò Gene Vincent in un’icona dello stile rock. Dal 1959 in poi, il cantante sfoggerà una giacca dal collo risvoltato verso l’alto, un anello d’argento su un singolo guanto nero e un paio di pantaloni in pelle che ricoprivano la protesi della gamba rigida, causata da un incidente stradale. Vincent fu senza ombra di dubbio, la prima persona ad assicurare un posto al giacchetto di pelle nei guardaroba delle rock star, spingendo il vero simbolo della strada alle luci della ribalta.
Durante gli anni Sessanta il suo stile verrà imitato da tutti, a incominciare dai primi Beatles che indossavano il giacchetto di pelle nera insieme alla T-shirt.
Un anno dopo il loro primo successo, nel ’62, i “fantastici quattro” sostituirono i “banditi” abiti con completi stretti e adattati senza collo, ispirati dai modelli del couturier francese Pierre Cardin, mentre i Rolling Stone, capitanati da Mick Jagger, d’altra parte seminavano quello che era uno stile chiaramente distintivo ed evolutivo.
I Beates, un anno prima del loro successo, indossavano i "ribelli giacchetti" in pelle nera e T-shirt sostituendoli successivamente con gli abiti dal colletto Mao ( successivamente detto alla coreana)
Più il fenomeno dei Mod prendeva forma, più lo stile d’abbigliamento diventava rivoluzionario. Mentre la giacca di pelle nera era alquanto funzionale e banale, i rockers riflettevano su di essa la loro enfasi, la loro forza con tocchi decorativi: stemmi disegnati, file di borchie in metallo, spilloni, affermando così apertamente le tribù di identità.
I “The Who” , il gruppo emblematico del movimento inglese Mod invece, vollero divulgare un loro modo estetico del tutto diverso e il leader Roger Daltrey nei primi anni Settanta, non pensò due volte di andare sul palco in uno spettacolare completo di camoscio, anche perché amava indossarlo specialmente a frange.
Nel 1968, dopo una lunga assenza di circa dieci anni, Elvis Presley ritornò sulla scena del rock adeguandosi ai tempi e alle moda che correva: si presentò in un completo nero di pelle strettissimo fatto su misura, dai pantaloni con la piega e giacca di pelle stile jeans. Dato che non era il suo abituale abbigliarsi, il Re volle dimostrare il suo ritorno al rock in modo originario. Negli ultimi anni, divenne una figura da marionetta, movendosi dolorosamente nella giacca bianca di pelle e il mantello coperto da diamanti artificiali.
Intanto andava in scena Jim Morrison che fu proclamato icona sex simbol del rock alla sua prima apparizione in televisione nel 1967, trasformando i pantaloni in pelle come ‘la sua seconda pelle’. Il leader dei The Doors, coniugò i sovvertimenti della pelle con il romanticismo torturato intensificato dai suoi capelli ricci e la camicia sbottonata all’ombellico. Una delle sue foto in posizione crocifissa, a dorso nudo e pantaloni in pelle, è ancora tutt’oggi un simbolo del movimento rock.
Elvis Presley al suo ritorno al rock nel 1968 e Jim Morrison icona sexy del rock che combina l'erotismo della sua pelle con il romanticismo straziato.
Insieme a Morrison, Iggy Pop è probabilmente l’icona rock che per la maggior parte ha giocato con la sua sensualità animalesca. Non a caso è anche soprannominato “iguana” per i suoi movimenti scattanti e agili, ma anche per la sua corporatura esile. Un intransigente indossatore di pantaloni attillati in pelle di serpente, in ogni tipo di colore e sfumatura, faceva del suo corpo uno mezzo espressivo di comunicazione senza alcun limite, addirittura nelle sue performance arrivava al punto di sfregiarsi con schegge di vetro.
Negli anni ’70, inoltre, viene a consolidarsi quello che è chiamato “Rock decadente” una nuova branca stilistica del rock britannico, influenzata da una concezione di vita e dello spettacolo sensazionalista ed esibizionista. Il rock decadente deve essere inteso come un movimento che tende ad esaltare gli aspetti più provocatori e decadenti dell’ideologia del rock’n’roll.
Le nuove generazioni di teenagers sono meno ingenue e più viziate. C’è bisogno di vedere la rock-star come qualcosa di estremo, di diverso da se, nel quale specchiarsi. Non a caso le principali personalità del rock decadente erano Elton John e David Bowie, due personaggi che hanno fatto dell’immagine e dell’ambiguità i punti fondamentali della loro espressività artistica.
Negli stessi anni veniva a formarsi un’altra tipologia di rock, il glam rock che si presenta come uno dei filoni commerciali più in auge e di maggior successo in Inghilterra, ma anche un fenomeno di costume popolarissimo tra i teenagers inglesi: sono i tempi degli stivaletti dai tacchi alti e pantaloni a zampa d’elefante..
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