mercoledì 27 agosto 2008

LA PELLE NEL ROCK RIBELLE: UNA CARISMATICA UNIFORME

“…Il rock è un giovane animale selvatico, poi la società
se ne appropria e ne fa un essere civile

con tutte le carte in regola…”

Jimi Hendrix

Fra li suo potenziale per il dramma e la seduzione e per le sue sovversive connotazioni, la pelle divenne parte integrante nella storia del rock, più generalmente, la musica popolare della seconda metà del ventesimo secolo.
Sebbene la scena del rock fu associata inizialmente come una strategia di vendita, il fascino aristocratico delle rock star continuano a vivere ininterrottamente. Le scelte di vestiti, di accessori, da parte appunto delle star, possono così farne una moda o perfino sopprimerla.
Al contrario, gli abbigliamenti in pelle possono confermare, e in alcuni casi anche stabilire, un’originalità del cantante stesso. Questo sostiene il mito della rock star che diventando un modello di identificazione, in scena indossano abiti come ‘seconda pelle’. Il modo in cui lo street style sia divenuto sicuramente un elemento caratterizzante per la nostra cultura, lo stesso giacchetto nero di pelle è un esempio reale del rapporto tra artista e fans, che si stabilì una volta per tutte fin quando divenne oggetto di culto per la maggior parte delle figure della scena rock.
Fu con il suo diabolico abbigliamento in pelle nera che trasformò Gene Vincent in un’icona dello stile rock. Dal 1959 in poi, il cantante sfoggerà una giacca dal collo risvoltato verso l’alto, un anello d’argento su un singolo guanto nero e un paio di pantaloni in pelle che ricoprivano la protesi della gamba rigida, causata da un incidente stradale. Vincent fu senza ombra di dubbio, la prima persona ad assicurare un posto al giacchetto di pelle nei guardaroba delle rock star, spingendo il vero simbolo della strada alle luci della ribalta.
Durante gli anni Sessanta il suo stile verrà imitato da tutti, a incominciare dai primi Beatles che indossavano il giacchetto di pelle nera insieme alla T-shirt.
Un anno dopo il loro primo successo, nel ’62, i “fantastici quattro” sostituirono i “banditi” abiti con completi stretti e adattati senza collo, ispirati dai modelli del couturier francese Pierre Cardin, mentre i Rolling Stone, capitanati da Mick Jagger, d’altra parte seminavano quello che era uno stile chiaramente distintivo ed evolutivo.

I Beates, un anno prima del loro successo, indossavano i "ribelli giacchetti" in pelle nera e T-shirt sostituendoli successivamente con gli abiti dal colletto Mao ( successivamente detto alla coreana)

Più il fenomeno dei Mod prendeva forma, più lo stile d’abbigliamento diventava rivoluzionario. Mentre la giacca di pelle nera era alquanto funzionale e banale, i rockers riflettevano su di essa la loro enfasi, la loro forza con tocchi decorativi: stemmi disegnati, file di borchie in metallo, spilloni, affermando così apertamente le tribù di identità.
I “The Who” , il gruppo emblematico del movimento inglese Mod invece, vollero divulgare un loro modo estetico del tutto diverso e il leader Roger Daltrey nei primi anni Settanta, non pensò due volte di andare sul palco in uno spettacolare completo di camoscio, anche perché amava indossarlo specialmente a frange.
Nel 1968, dopo una lunga assenza di circa dieci anni, Elvis Presley ritornò sulla scena del rock adeguandosi ai tempi e alle moda che correva: si presentò in un completo nero di pelle strettissimo fatto su misura, dai pantaloni con la piega e giacca di pelle stile jeans. Dato che non era il suo abituale abbigliarsi, il Re volle dimostrare il suo ritorno al rock in modo originario. Negli ultimi anni, divenne una figura da marionetta, movendosi dolorosamente nella giacca bianca di pelle e il mantello coperto da diamanti artificiali.

Intanto andava in scena Jim Morrison che fu proclamato icona sex simbol del rock alla sua prima apparizione in televisione nel 1967, trasformando i pantaloni in pelle come ‘la sua seconda pelle’. Il leader dei The Doors, coniugò i sovvertimenti della pelle con il romanticismo torturato intensificato dai suoi capelli ricci e la camicia sbottonata all’ombellico. Una delle sue foto in posizione crocifissa, a dorso nudo e pantaloni in pelle, è ancora tutt’oggi un simbolo del movimento rock.

Elvis Presley al suo ritorno al rock nel 1968 e Jim Morrison icona sexy del rock che combina l'erotismo della sua pelle con il romanticismo straziato.



Insieme a Morrison, Iggy Pop è probabilmente l’icona rock che per la maggior parte ha giocato con la sua sensualità animalesca. Non a caso è anche soprannominato “iguana” per i suoi movimenti scattanti e agili, ma anche per la sua corporatura esile. Un intransigente indossatore di pantaloni attillati in pelle di serpente, in ogni tipo di colore e sfumatura, faceva del suo corpo uno mezzo espressivo di comunicazione senza alcun limite, addirittura nelle sue performance arrivava al punto di sfregiarsi con schegge di vetro.
Selvaggio ma mai ridicolo, fu capace di esaltare il suo corpo stupefacente con una tale arroganza e sicurezza di sé stesso esibendosi in un concerto interamente nudo. Una foto famosa scattata agli inizi degli anni Settanta, mostra Iggy ripreso da dietro da cui si intravedono le natiche contratte in pantaloni argentati, con la testa del leopardo stampata sulla giacca di pelle. La pelle fu anche un elemento chiave del movimento “blaxpoitation” degli anni Settanta – pantaloni a zampa d’elefante, giacche scamosciate o in pelle di serpente e cappotti di pelle. In Francia negli anni Sessanta il rock trasse l’ispirazione sartoriale dalle precedenti generazioni inglesi e americane. Sul magazine ‘Salut les Copains’ (‘Ciao, ragazzi’), Jean Marie Pèrier fotografò tutti i personaggi famosi dell’epoca con giacche e giacchetti di pelle nera: come ad esempio immortalò Francoise Hardy, Michel Polnareff, Dick Rivers leader dei ‘Les Chats Sauvages’ e Johnny Halliday che non ha mai abbandonato abiti in pelle per tutti i 40 anni della sua carriera. Idolo per i giovani - per il quale il fashion designer Jean-Claude Jitrois produsse centinaia di capi in pelle- ha indossato ogni tipo di cuoio e di pelle, dal leggendario Perfecto ai gacchetti smanicati intarsiati da piccole toppe di metallo, mostrando i suoi tatuaggi e i suoi durissimi muscoli, un sorta di “Mad Max incontra The Matrix look”. Questo capo, abbinato con la guarnizione di borchie e metalli, aiutò a stabilire la sua immagine come rock star “Made in France” .
Negli anni ’70, inoltre, viene a consolidarsi quello che è chiamato “Rock decadente” una nuova branca stilistica del rock britannico, influenzata da una concezione di vita e dello spettacolo sensazionalista ed esibizionista. Il rock decadente deve essere inteso come un movimento che tende ad esaltare gli aspetti più provocatori e decadenti dell’ideologia del rock’n’roll. L’erotismo come volgarizzazione della sessualità, il travestimento, il culto dell’esibizionismo, l’omosessualità vera o presunta, la ricerca dell’ambiguità, sono un disperato tentativo di comunicazione.
Le nuove generazioni di teenagers sono meno ingenue e più viziate. C’è bisogno di vedere la rock-star come qualcosa di estremo, di diverso da se, nel quale specchiarsi. Non a caso le principali personalità del rock decadente erano Elton John e David Bowie, due personaggi che hanno fatto dell’immagine e dell’ambiguità i punti fondamentali della loro espressività artistica.
Negli stessi anni veniva a formarsi un’altra tipologia di rock, il glam rock che si presenta come uno dei filoni commerciali più in auge e di maggior successo in Inghilterra, ma anche un fenomeno di costume popolarissimo tra i teenagers inglesi: sono i tempi degli stivaletti dai tacchi alti e pantaloni a zampa d’elefante.. In opposizione con tutto ciò si sviluppava un ulteriore tendenza che sfociava in una eccessività in termini di look e di apparenze: l’hard rock. Questo movimento abbracciava un’esplosiva combinazione di culture hippie e rocker: capelli lunghi, brillìo psichedelico, jeans logorati, consumati, strappati e pelle ornata da borchie e metalli. L'hard rock è un genere di musica rock derivato principalmente dal rock’n’ roll e dal blues-rock, nato tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta nel Regno Unito. Dall'hard rock derivano altri generi musicali di grande popolarità, il punk rock e in particolare l'heavy rock. Maschilista, patriarcale, incolto, feticista, privo di qualsiasi orizzonte che non sia il ballo e l'orgasmo, l' hard-rock esprime con uno stabile sottofondo satirico, cabarettistico e demodé (scherzando col fuoco o ridendo con accanto la morte) le alienazioni e contraddizioni più lancinanti e importanti dell'individuo che vive nella metropoli industriali. L'hard-rock è il credo musicale ed esistenziale del guerriero-proletario, che nello scenario della metropoli industriale rivive i più rozzi, magniloquenti e superficiali sentimenti ereditati dal più deteriore romanticismo, che con questi stessi aveva interpretato tutta la storia passata dell'uomo e quella di volta in volta presente dell'individuo. L'hard-rock predica non il male di vivere, ma il vivere male: perché così, a suo dire, c'è più gusto. Muscoli, organi sessuali e sensuali, capelli: tutto deve essere forte, grosso, evidente. L'unica ragione è quella dei ragazzi, intesi come giovani e come maschi; se il resto (la società, la natura, le donne) non corrisponde o non dà ragione ai ragazzi, va distrutto, ignorato. Inteso come stile di musica e vita interpretato fondamentalmente da gruppi di giovani ribelli invaghiti del mito del sesso e dello stile-di-tendenza (la loro), con capelli lunghi e vestiti eccentrici, spesso di pelle e comunque rozzi con abiti e look spesso trasandati, l'hard-rock è un continuo dedicarsi alla superficialità, all'apparenza più che al simbolico, al fanatico o feticistico. I seguaci dell’Hard rock si servirono di alcuni articoli del guardaroba dei temutissimi motociclisti ‘Hells Angels’: stivali pesanti e borchiati, giacchetti in pelle nera, la stessa pelle nera decorata con fiamme e teschi veniva raffigurata con creature sataniche riportate sulla parte posteriore delle giacche, disegni ispirati dai massicci tatuaggi, come la rosa e le pistole del simbolo della band rock dei Guns’N’Roses. Ma alcune volte per l’uso eccessivo di pelle aderente al corpo, di cinghie, di anelli e di catene, l’immagine hard rock prende le sembianze del feticismo. Anno dopo anno il “Monstern of Rock festival”, tenuto in Wiltshire, nell’ Inghilterra meridionale, era un autentico carnevale di costumi in pelle, portando migliaia di fans ad agghindarsi con vesti allacciate da stringhe, corsetti e gilet in pelle di serpente, pantaloni che stringono alle gambe, stampe di leopardi e innumerevoli toppe. Con la sua faccia truccata e dalle performance cariche di sangue, Alice Cooper rappresentò la più teatrale espressione dell’hard rock anni Settanta. I suoi concerti sono macabri e cruenti ma, allo stesso tempo, molto spettacolari. Le sue performance live sono famose per le ghigliottine sul palco, bambole impalate, per il famoso pitone (vero) attorcigliato al collo e per il corpse paint, trucco facciale dalle sembianze "macabre". Egli è infatti considerato tra i più importanti esponenti dello shock rock, un termine che comprende appunto esibizioni di questo genere. In scena indossava, sopra al dorso nudo e villoso, un gilet di pelle borchiato abbinato a dei pantaloni in pelle decorati con applicazioni di metallo e come tocco finale dei polsini alle braccia. Salvador Dalì ne fu talmente divertito dall’ apparenza decadente del cantante che lo invitò a far parte di uno dei suoi lavori prodotto nel 1973.


Alice Cooper, il re del rock-shock.

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